Il nipote di Marino, Paolo Pedrazzini, al timone della Fondazione, la famiglia giapponese di Azuma, celebre scultore e allievo di Marino, i direttori di alcuni dei maggiori poli museali del mondo, come il Musée Maillol di Parigi, ma anche i rappresentanti ed esperti d’arte giunti da Milano, Firenze, Roma, Venezia e tanti altri hanno onorato il valore aggiunto di Marino Marini, la sua opera e il percorso artistico indagato sin dagli anni ‘30, le fonti di ispirazione e il rapporto con i grandi protagonisti dell’arte coeva. Pistoia, complici la Fondazione Marino Marini diretta da Maria Teresa Tosi, il Comune di Pistoia e i numerosi partners, scommette gli ultimi mesi di ‘regina italiana delle arti’ sulle ‘passioni visive e i segni mediterranei’ del figlio più illustre.

Le due grandi mostre, eventi di punta della ricca programmazione culturale che contagerà il 2018 con la trasferta veneziana al Guggenheim, hanno aperto i battenti l’una a Palazzo Fabroni, l’altra al Museo Marino Marini. “Passioni visive” racconta la scultura di Marino, non il mito, ma le opere e “prova ad indagare come l’esperienza visiva dell’artista pistoiese si innesti nel contesto intellettuale e artistico mondiale – dicono i curatori Flavio Fergonzi e Barbara Cinelli – evidenziando nelle sale di Palazzo Fabroni i punti di snodo, gli elementi di confronto con i linguaggi delle antiche civiltà, come modelli visivi, e le relazioni molteplici con gli artisti che il maestro pistoiese ha incontrato nel corso della propria vita”. Dalla scultura che allena come una palestra visiva alla pittura che scatena corti circuiti basati sulle emozioni del colore.

“Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo” è l’evento che mostra il talento inedito di Marino pittore, innamorato del colore “da cui prende forma – commentano Ambra Tuci e Francesco Burchielli– ogni idea che si traduce in luce mediterranea e si staglia su campiture ampie dominate da cromatismi brillanti e vivaci”.

Nella mostra di Corso Fedi, curata dalla Fondazione, quaranta dipinti, molti dei quali mai visti, mettono in primo piano, frutto anche in questo caso di un lavoro di ricerca, le affinità e i tratti comuni a Marino e all’amico catalano Juan Mirò, di cui il Palazzo del Tau espone molte opere dopo aver ottenuto prestiti importanti dai musei di Barcellona e Palma. Ma a rendere omaggio a Marino Marini c’erano soprattutto le opere degli amici etruschi, romani, greci, Pisano, Donatello, Martini, Moore, il loro modo di accostarsi all’artista pistoiese è il punto di fuga di Passioni visive.